Segnalamernto
Standardbred femmina di un mese
Amanmesi
La puledra fu trovata al mattino a terra e incapace di alzarsi. Aiutata ad alzrsi, fu notata una grave zoppia all’arto posteriore sinistro. Era visibile una piccola ferita e un gonfiore in corrispondenza della faccia laterale distale del metatarso. Un primo esame radiografico fu eseguito in scuderia ed evidenziò una frattura di Salter Harris tipo II dell’estremità distale del metatarso. Dopo l’applicazione di un bendaggio rigido, la puledra fu riferita in clinica.
Esame clinico
La puledra era in buono stato fisico, si alimentava e aveva parametri ematici nella norma. Con l’esame radiografico (Fig.1) fu confermata la frattura di Salter Harris tipo II dell’estremità distale del metatarso, per cui si decise il trattamento chirurgico.
Fig.1
Trattamento chirurgico
Dopo premedicazione con xilazina (0.8 mg/kg), l’anestesia generale fu indotta con etereguaiacolglicerico e ketamina (1.8 mg/kg) e mantenuta con isofluorano vaporizzato da ossigeno e protossido d’azoto. All’inizio dell’intervento furono somministrati il siero antitetanico e una copertura antibiotica (amicacina 6.6 mg/kg e penicillina procainica 22.000 UI/kg, quest’ultima continuata su base giornaliera per 7 giorni).
Con la puledra in decubito laterale destro, la porzione distale dell’arto posteriore sinistro fu preparata per l’intervento. Si ottenne una soddisfacente riduzione della frattura con due viti corticali da 4.5 mm (Fig. 2, 3) evitando di impiegare una placca che avrebbe creato un ponteggio sulla cartilagine di accrescimento e conseguentemente una deviazione angolare dell’arto.
Fig.2 Fig.3
Alla fine dell’intervento, l’arto fu immobilizzato con un’ingessatura. Il risveglio fu rapido e regolare.
La puledra rimase ricoverata per un mese, durante il quale dopo due settimane dall’intervento, l’ingessatura fu rimossa e rifatta. IL controllo radiografico confermò che gli impianti erano in posizione corretta (Fig. 4).
Fig 4
Un mese dopo l’intervento, la puledra fu nuovamente ricoverata, il gesso rimosso e sostituito con un bendaggio rigido e quindi dimessa. Quando anche quest’ultimo fu rimosso in allevamento, comparve un certo grado di lassità tendinea dell’arto che allarmò il proprietario. Una visita in situ servì a escludere ogni anomalia secondaria al trattamento chirurgico (Fig. 5, 6). La lassità fu attribuita alla prolungata immobilizzazione dell’arto, per cui fu consigliato di muovere al passo la puledra al seguito della madre per 10 giorni prima di metterla in un piccolo paddock.
Fig.5 Fig.6
Tre mesi dopo il primo intervento, un controllo radiografico servì a verificare la completa guarigione della frattura, per cui la puledra venne nuovamente ricoverata per la rimozione degli impianti.
Follow up
Una volta divenuta yearling, la puledra mostrava un eccellente aspetto dell’arto operato, non mostrava zoppia e un controllo radiografico prima di iniziare la doma confermò l’aspetto normale dell’estremità distale del metatarso e del nodello.